Natural Rhythms

Gli alberi sono i poeti silenziosi del nostro mondo.

Improvviso

150×100
Anno 2014

Lirico

120×90
Anno 2014

Improvvisazione Jazz

120x100cm

Assolo

100x100cm

Anno 2015

Preludio


100×100 cm
Anno 2014

Pianoforte


121×100 cm
Anno 2015

Sinfonia

80×100 cm

Anno 2017

Disgelo

80×100 cm
Anno 2017

Dalla mostra “Divenire” febbraio 2015

 

Gli alberi ti guardano. Fermi, immobili, o apparentemente immobili. Ma sono vivi, esseri viventi. Guardano la nostra vita che scorre. Ci vedono bambini giocare all’aperto o passeggiare accompagnati dagli adulti. Ci guardano adolescenti, cresciuti, alla ricerca di noi stessi. E sono ancora lì ad osservarci silenziosi una volta diventati anche noi adulti. Vedono il nostro divenire. I loro tempi sono più lunghi e più lenti dei nostri. Sono spettatori affettuosi della nostra frenesia.

Gli alberi sono fermi, ancorati alla terra attraverso profonde radici. Il loro cambiamento nel tempo si esprime soprattutto in altezza; raggiungere il cielo sembra essere il loro obiettivo. Sono un ponte tra terra e cielo, tra materiale e immateriale; tra staticità e e movimento, tra finito e infinito.

Proprio l’albero con i suoi tempi lunghi, con la sua apparente staticità, diventa il simbolo del divenire. Cambia abito attraverso le stagioni e intorno ad esso tutto cambia: ma l’albero rimane. La sua stabilità accentua il tempo che passa, stagione dopo stagione, anno dopo anno. Proprio perchè è un punto fermo di riferimento, per contrasto fa risaltare lo scorrere del tempo.

Nei quadri di Silvia Zambon l’albero diventa esso stesso veicolo del tempo. Non rimanda al “divenire” solo per contrasto, solo perchè tutto cambia intorno ad esso. Non è un simbolo “chiuso nel puro contorno”: prende la forma del tempo, quella dell’emozione. Diventa stato d’animo che si rapprende o si scioglie nel colore. Ogni quadro esprime un’emozione, uno stato d’animo della pittrice. Un vissuto. La visione del reale è un pretesto, un punto di riferimento per specchiare se stessi, per misurare il proprio sé.”

Valentina Fracalanza

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